“Sea Shanties”. Le canzoni dei marinai
Il Vespucci veleggia in Oceano sul letto degli Alisei. All’alba, la melodia dello Stornello del marinaio (All’alba se ne parte il marinaio con i sogni in cuore e il sole sulla prora…) accompagna a tempo di valzer il lavoro sul posto di lavaggio: lo Shanties man che conduce il ritmo non è il nostromo con il suo fischietto ma è la voce di Luciano Tajoli; la Shanties gang è quella dei cadetti scalzi a manovrar bugnoli, frettazzi ed essiccatoi per la pulizia della coperta.
Siamo nel 1951 e non nel Settecento, epoca d’oro dei velieri al vento con i canti dei marinai alle manovre. Chi scrive era della Shanties gang dei cadetti e ricorda ora l’episodio che consente di unire gli estremi della incessante, simpatica e storica avventura che lega la musica popolare e il marinaio: Melville, ad esempio, ha scritto in Redburn (1849): “È molto importante per un marinaio saper cantare bene, perché acquista molta nomea tra gli ufficiali e molta popolarità fra i compagni”.
I canti marinareschi post Unità
Oggi libri, saggi, complessi musicali e dischi di Marinaresca hanno portato di nuovo alla ribalta i Sea Shanties dei marinai alle manovre della vela. Tra i canti storici riesumati ci sono anche quelli emozionanti dei battipalo veneziani e delle tonnare siciliane, mentre qui andiamo a ricordare le canzoni e gli inni nati dopo l’avvento della navigazione a vapore e dell’elica, cioè con l’Unità d’Italia (1861), quando i lavori pesanti di bordo venivano ormai fatti da mezzi meccanici.
Con la nascita della prima flotta della Patria si registra il primo inno-marcia patriottico dal titolo Cantico di guerra per l’armata navale italiana con i versi del poeta Francesco Dall’Ongaro e musica di G. Riccardi, dedicato a S.E. Carlo Pellion di Persano, ammiraglio comandante (Tronca le funi, lascia la sponda/ libera, Italia, galleggia e va: / splenda tua stella, la libertà…).
Insieme all’entusiasmo nel rinverdire le glorie delle Repubbliche Marinare c’era anche quello per la musica, questa volta celebrativa. Le grandi navi avevano addirittura una Banda musicale. Lo testimonia il maestro Riccardi autore del citato Cantico che era capo musica del 2° Reggimento della Real Marina.
Ogni tipo di nave aveva un inno: la nave Sardegna aveva l’elettrizzante marcia Dopper Adler di Wagner, la Re Umberto aveva un inno musicato da Franchetti, per la Lepanto la musica era quella di Giovannini, e per le torpediniere quella di Guido Gasperini. A bordo, l’inno era suonato due volte al giorno, all’alza e ammaina bandiera, dopo la marcia reale.
Nel 1880 il primo direttore della Banda musicale della Marina, Tommaso Mario, compose La Ritirata, un energico e vibrante inno-marcia che ha accompagnato e accompagna ancora generazioni di marinai come marcia di ordinanza. Sulla scia di questa marcia, furono composte due canzoni omonime; l’autore di una di queste è Eduardo Di Capua, famoso anche per aver composto la musica di O sole mio.
La guerra di Libia e poi del Dodecaneso ispirò molte composizioni: la marcia trionfale Garibaldini del mare del maestro A. Cangioli, dedicata al ministro della Regia Marina Pasquale Leonardi Cattolica; la canzone patriottica Viva Tripoli Italiana (A Tripoli!) di Arona-Corvetto (Tripoli bel suol d’amore… sulle tue torri al rombo del cannon. Naviga o corazzata, benigno è il vento e dolce la stagion. Tripoli, terra incantata, sarai italiana al rombo del cannon…); la Canzone del marinaio di anonimo (Salpa, o mia nave verso la gloria, portami al bacio della vittoria…) che, divulgata anche con cartolina illustrata, nel 1967 ebbe un seguito con Little Tony grande interprete canoro (Un marinaio sogna una ragazza tutta per lui…) nonché attore del film “Marinai in coperta”, passando così dal genere patriottico a quello ricreativo.
Il mare che canta
Non bisogna dimenticare anche le canzoni melodiche del primo Novecento, nate naturalmente nella atmosfera della Napoli del mare che canta. In particolare due canzoni furono fatte proprie dai marinai: la bella romanza Vieni sul mar, di Califano-Di Capua, resa subito internazionale dalla voce di Enrico Caruso – che il battaglione del Reggimento Marina, in difesa di Venezia sul Piave, cantava durante il riposo, strappando gli applausi degli Austriaci sull’altra sponda del Piave (Deh, ti desta, fanciulla: la luna spande un raggio sì caro sul mar…Vieni sul mar, vieni a vogar, sentirai l’ebbrezza del tuo marinar…) – e Notte sul mare di Vincenzo Valente, altro romantico omaggio al marinaio-nocchiere che veglia sul mare (Ah! Lasciatelo cantar! Ah! Lasciatelo sognar…).
Tra le due guerre
Nel periodo tra le due guerre mondiali la romanza si trasforma in canzone popolare e commerciale, detta anche canzonetta o, in maniera più eletta, Musica Leggera. Il film sonoro si aggiunge al disco nella divulgazione di massa delle canzoni (La Gazzetta dell’Antiquariato ha pubblicato contributi significativi al riguardo, questo si aggiunge ad essi per l’approfondimento marinaro).
Di canzoni-inno pertinenti si registrano due successi tuttora vivi. Uno è l’Inno del Reggimento San Marco, che ebbe come primo titolo Camicie grigie (Noi vedevam ogni mattina splender d’oro tutta Trieste al nuovo sol…), musicato dal maestro Luigi Musso nel 1926 sui versi poetici e profetici scritti dal Tenente di Vascello Mario Rosselli Cecconi in laguna di Venezia nel 1917, dopo Caporetto; l’altro è rappresentato dalla figura del marinaio con piacevoli varianti: Marinaio d’Italia (Salpa la corazzata e taglia l’onda, scruta nell’orizzonte il marinaro…), di Gaetano Romano (1936), che divenne anche colonna sonora dei documentari dell’Istituto Luce; Il saluto del marinaio (Or che l’Italia ha in marcia le sue schiere e lo straniero scaccia dal suo mar…) di Nino Piccinelli del 1940; L’inno dei sommergibili (Sfiorano l’onde nere nella fitta oscurità…) di Ruccione, della cui genesi scrivemmo nell’ambito delle Canzoni di Guerra del 1942; l’inno ufficiale della Milizia Artiglieria Marittima Milmart all’erta (Cantano nel vento cantano, motori e cuori all’albeggiar…) di Nino Piccinelli del 1942; lo Stornello marinaro di C.A. Bixio di cui abbiamo detto all’inizio, che fu anche colonna sonora del film “Che tempi” nel 1947, nonché cavallo di battaglia delle più melodiche voci dell’epoca, da Claudio Villa a Sergio Bruni, a Giacomo Rondinella, ad Achille Togliani, ecc…
Tra le canzoni non più ispirate alla guerra ma improntate all’allegria, va ricordata Signorine non guardate i marinai di Mars-Mascheroni (1935); tra quelle melodiose sul tema della vita di mare, Il faro blu di C.A. Bixio del 1926 e Vele di Mars e Mariotti del 1931.
Ci sono poi le canzoni influenzate dal regime, le cosiddette canzoni fasciste: Marina imperiale di anonimo (1939) e l’Inno dei Balilla Marinaretti (1938) di Giuseppe Pettinato, autore tra l’altro di una preziosa raccolta dei canti di trincea della prima Guerra Mondiale, da lui trascritti e armonizzati.
Una menzione a parte merita, infine, l’inno della Regia Nave Vespucci, detto in breve La canzone del Vespucci: una storia incompiuta e ancora tutta aperta. Due versi datati 1924 sono stati ritrovati scritti in un diario a bordo del vecchio veliero che era un brigantino a palo costruito a Venezia: “Con le vele gonfiate dal vento / Bella nave che corri sul mar”, ma la stesura completa delle sei strofe è del 1937 ed è stata opera dell’allievo del corso Alcione, Giorgio Geddes da Filicaia. Dal libro Mak pi 100 del corso si apprende che il ritornello veniva cantato dagli allievi sulla musica di quello del Canto degli Arditi adottato nel 1917 dai caimani del Piave. Esso era copiato a sua volta dalla famosa canzone goliardica dei laureandi, Commiato, di Giuseppe Blanc su versi di Nino Oxilia (1909). Nel tormentone del copia e ricopia la bella musica è poi finita, a furor di popolo, fascista, in Giovinezza.
Negli anni Cinquanta ci fu un revival fugace dell’inno per iniziativa del comando della nave, ma cantato con la musica di Monte Grappa. Manca ancora un mago della canzone come Bixio, o Ruccione, o Mascheroni che componga un inno originale per “la Nave più Bella del Mondo”.